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capitolo lvi. 263

refrenando lo potente uomo la sua lussuria, poco meno fece per lo suo fraudolente liberto serva quella che era libera, adultera quella che era vergine, puttana quella che era maritata; per la sua vituperosa sentenzia, avvegnachè il padre prese le armi contro alla figliuola, la pietà si convertì in crudeltà: e acciocchè quello scellerato uomo non godesse di suo desiderio, acquistato con fraude, fu morta quella innocente Giovane, fu levato il romore in Roma, fatto tumulto nel campo, partissi lo popolo dal Senato, e quasi tutto il fatto di Roma fu posto in pericolo. O come quello era rettore glorioso, e nobile punitore delle genti! quello che egli doveva punire in altri con aspro tormento, egli non temeva commetterlo. O quante volte per questa pestilenzia periscono gli uomini! e quante volte senza colpa noi siamo tratti alla morte, siamo gravati di brutta servitù, siamo stretti, rubati, e morti, superchiando la crudeltà! Che è cosa di male che non si faccia? non temono i possenti convertire a licenza di crudeltà non atterriti da alcuno timore di Dio, quello che si trovò in temperanza di crudeltà1. E do-

  1. Cod. Cass. che e cosa di male non si faccia