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doti, e non hanno potuto muovere lo tuo petto, pregandoti che tu facessi quello che tu dovevi fare di tua volontà. Assai misera mi considero1, che sei, o figliuolo, e mia avversità, e della patria? Dove io pensava avere partorito figliuolo e cittadino, veggo che ho partorito nimico odioso e implacabile2. Certamente era assai meglio non aver partorito; e Roma avrebbe potuto stare senza assedio per la mia sterilità, e io, miseretta vecchia, poteva morire in libera patria3. Ma io non posso sostenere alcuna cosa, che, a te vituperosa, può durare lungamente: di questi tuoi figliuoli e figliuole considera, che se tu segui, o morranno innanzi al tempo, o verranno in lunga servitù. E dopo le parole seguì lo pianto, e dopo i prieghi della moglie lo abbracciare de’ figliuoli, e lo gridare delle donne che piangevano e pregavano. Per le quali parole pianti e prieghi, avvenne, l’ira dello aspro Capitano si mosse per reverenza

  1. Cod. Cass. nonchosidero chessio ofigliuolo emia aversità e della patria.
  2. Cod. Cass. e per placabile.
  3. Cod. Cass. inliberta patria.