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capitolo xlix. 231


dalle opere tutte degli scellerati uomini1, alli quali chi non diventa servo, non è signore del regno. Che diremo finalmente2? arriva alcuno a signoria: di necessità è che serri gli orecchi alle lamentanze; che egli rimuova gli occhi dai pianti, dagli peccati, e dalle morti; che il cuore induri come sasso, la crudeltà s’armi, la pietà sia cacciata, la ragione sia dispregiata, l’ingiuria sia onorata, le possanze sieno tolte alle leggi, sieno date alla volontà, sia mandato per la malizia, e la semplicità lordata; la rapina, la lussuria e la gelosia lodate, le quali sono rendite primiere del glorioso re: non si perdona alle divine, nè alle umane cose; le cose sacre e le maledette sieno mischiate insieme, la misericordia premuta3 per sommo peccato vada in sangue; gli animi pietosi abbattuti, i malvagi sieno elevati; sieno isforzate le ver-

  1. Cod. Cass. epermisterio avere possanza perla qual via più tosto ellopere tutto degli sciellierati uomini.
  2. Cod. Cass. diremo finalmente. Test. Lat. Quid tandem?
  3. Cod. Cass. peruita. Test. Lat. præssa