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capitolo xliii. 209


che l’altre possano portare quello che eglino non possono, e quello che egli fuggono; spesse volte piangono i vituperosi adulterj, parti con infamia, nipoti gettati e strangolati per crudel morte, essere cacciate vituperosamente, e alcuna volta lo fuggire; e ultimamente conviene nutricare quelle vituperose, ovvero vituperate, le quali l’avaro avrebbe potuto maritare oneste. Conoscano1 dunque gli solti, se vogliono misurare le altrui forze con le loro, che le fanciulle non si debbono consacrare a Dio ignoranti, nè piccole, nè costrette , ma si debbono consacrare in età perfetta , sì che elle sappiano con intera mente quello che elle fauno; anzi prima si debbono nutricare in casa sotto santità della prima puerizia, informate di perfetta onestà e di laudabili costumi, e di propria volontà, e non costrette al giogo di perpetua verginità. Ma queste penso che sieno rarissime: meglio che il numero sia minore, e siano sì fatte, che vituperare con moltitudine lo santuario di Dio2.

  1. Cod. Cass. chongnio sciendo. Test. Lat. sciant.
  2. Terribili ma veri sono i mali che ritrae Boccaccio, prodotti dal diabolico talento di quei genitori, i quali, per loro apparente utilità, legando a viva forza o per lusinghe, de’ monastici voti le figlie, sospingono queste a perdizione certissima. Solo non mi sembra, il Boccaccio aver dato nel vero, dicendo che la maggior parte per tirannide de’ parenti votano ne’ monasteri. Tanta nequizia poteva forse correre in usanza a suoi tempi, quando da nessuna legge ecclesiastica frenati i parenti cacciavano ne’ chiostri le fanciulle, e le astringevano a stendere sull’altare al giuramento una mano che in età provetta doveva poi asciugare le lagrime della sventura ealcuna volta dell’infamia. Oggidì poi le donzelle, non ignare, ma consapevoli, non fanciulle, ma adulte si rinchiudono ne’ chiostri, poichè benissimo provvide lo Sinodo di Trento, che uomo o donna che sia non potesse votare solennemente prima dell’anno sedicesimo.