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capitolo xl. 187


alla nominanza, tratto Pigmalione da cupidità, per avere speranza d’avere lo suo tesoro, uccise a tradimento lo cognato, lo quale non si guardava. La qual cosa come Elisa seppe portolla sì impazientemente, che appena s’astenne d’uccidersi . E avendo consumato molto tempo indarno, e pianto, chiamando ispesse volte lo suo diletto Sicheo; e mandata contro a suo fratello, e chiamata ogni crudele bestemmia, deliberò fuggire; o che ella l’avesse per ammaestramento di visione, secondo che dicono alcuni, o che ella lo facesse per proprio consiglio di sua mente; forse perchè l’avarizia del fratello non conducesse anco lei alla morte. E messa giuso la debilezza di femmina e fermato l’animo con fortezza d’uomo (per la qual cosa ella meritò d’essere chiamata dappoi Dido in lingua di Fenicia che e a dire in lingua latina forte donna) innanzi all’altre cose trasse a sua volontà alcuni de’ principi delle cittadi, i quali per varie cagioni ella sapeva avere in odio Pigmalione: e tolte le navi del fratello, apparecchiate per mandare lei1, o per altra ca-

  1. Cod. Cass. per mandare allej. Test. Lat. ad eam transferendam.