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penelope, cap. xxxviii. |
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casa sua; e nominatamente uccise Eurimaco, figliuolo di Polibo, Antinoo di Anfione, e Crisippo di Samo1, Agelao, ed alcuni altri, e con quegli Melanteo suo pastore, e alcune femmine di casa, le quali, egli seppe, avere tenuto brigata con quegli: e liberò la sua Penelope dall’assedio di quegli; la quale finalmente appena potendo riconoscere quello preso da somma allegrezza, ricevè quello, avendolo lungamente desiderato. Licofion, greco poeta, nondimeno disse, che Penelope per fattura di Nauplo, il quale per la morte di Palamede suo figliuolo era nimico d’Ulisse, commise adulterio con alcuni di quegli nobili giovani che la domandavano: la qual cosa per veruno modo è credibile, essendo ella di tanta onestà per le scritture di tutti gli altri autori; la cui virtù è tanto più famosa, e tanto più da commendare, quanto ella si truova più rada, e quanto ella stimolata per maggiore battaglia perseverò più costantemente.
- ↑ Cod. Cass. eriscipia antimo eonfitrione di samo. Test. Lat. Anthinoum Amphionis, atque Crysippum Samium.