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cap. xxxviii. 181

da che egli era partito di casa, Ulisse tornò in Itaca solo e sconosciuto, venendo del regno di Fenicia; e andò a’ suoi pastori per domandargli dello stato delle sue cose, maliziosamente in povero abito; esaminò Sibate, suo porcajo, già vecchio, dal quale ricevuto dimesticamente, seppe quasi come stessino i suoi fatti: e vide suo padre e Telemaco che tornava da Menelao, e nascosamente gli si diè a conoscere, e manifestogli tutta sua deliberazione. E avvenne, che Sibate lo condusse a casa sua non conosciuto; dove, poichè egli vide a che modo quegli aspettatori trattavano1 i suoi fatti; e come Penelope rifiutava contrarre matrimonio, mosso ad ira col figliuolo, e co’ suoi fattori e famigli, assalì quegli giovani che stavano in convito in

    chasa dulisse e chonsumando i suoj benj chontinuj chonuizij non potendo quella inchanare avendoche divina piato che essendo, ecc. Test. Lat. Qua arte cum eos in regia Ulyssis bona assiduis conviviis consumentes aliquandiu lusisset, nec jam amplius videretur locum fraudi posse præstari; Dei pietate factum est, ut ex Phoenicum regno, ecc.

  1. Cod. Cass. aspettato ritrattavano.