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capitolo xxxv. 167

pieno di nemici, e ogni cosa essere guasta con ferro e con fuoco, e combattere i popoli, morire e tagliare l’uno l’altro, e ogni cosa essere bruttata così del sangue dei Trojani, come di quel de’ Greci. La quale certamente fu dimandata con sì pertinace proposito, e tenuta, che non essendo renduta, durò l’assedio pel tempo di dieci anni, con la morte di molti nobili. Nel quale assedio essendo guasto e morto Ettore e Achille, essendo morto Paris da Pirro, asprissimo giovane; quasi parendole, avere poco peccato la prima volta, maritossi la seconda a Deifebo più giovane. Finalmente tentandosi col tradimento quello che non parea possibile con le armi; questa, che era stata cagione dello assedio, acciocchè ella desse aiutorio a guastare, e che ella ritornasse in grazia1 del primo marito, seppe e acconsentì al tradimento. E facendo falsamente vista di partirsi i Greci; i Trojani, stanchi delle prime fatiche, e con nuova letizia e allegri conviti vinti dal sonno e dalle vivande, Elena cogli lumi, sotto vista di balli, dalla

  1. Cod. Cass. grecia. Test. Lat. gratiam promerendam.