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ai leggitori. 13

tornate le menti italiane alla purità del loro linguaggio, bruttato e imbastardito da modi stranieri, quando non solo i corpi, ma le menti, e fino la favella doveva gemere sotto il giogo transalpino; crediamo far cosa utile alla patria producendo una scrittura, che come nascosto tesoro di molte bellezze, in fatto di lingua va ricca. Anzi di modi eleganti abbonda, i quali si desiderano nello stesso Vocabolario della Crusca.

E perciò non credano i leggitori essere la traduzione di M.° Donato uno di quegli scartabelli del Trecento, i quali pochissimo oro ti offrono e grande mondiglia; ma è fonte di peregrina venustà, del quale noi doniamo coloro, che all’italiana favella danno opera, e della purità di questa sono teneri.

Speriamo che i leggitori non vorranno incolparci di troppo ardimento se la vieta ortografia del Codice sia stata a moderna foggia ridotta in guisa che nelle parole e nel senso non siavi cangiamento di sorta. E poichè nel nostro esemplare non avvi segno veruno che divida i periodi e l’un senso dall’altro, a questa mancanza supplimmo non secondo ne talentava, ma secondo il testo latino del Boccaccio lo richiedeva.