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capitolo xxxv. 163

la qualità delle parole e degli atti, essendo questo uffizio della natura? Dunque egli fece quello che egli potè, e quello che dipinse lasciò a quegli che vennero drieto per una celestiale bellezza d’una immagine. E da questo gli autori1 hanno fatta finzione d’una favola; e hanno2 descritta quella essere stata figliuola di Giove trasformato in cigno, per istellato splendore degli occhi, per la chiarezza della faccia, per li crespi capelli d’oro sparti per li omeri da ogni parte, per la sua viva, sonante e piacevole voce, per alcuni movimenti della faccia odorifera e colorita, per la chiara fronte, bianca gola, per le grandi dilicatezze dello elevante petto, non conosciuto se non per la veduta di suo respirare; acciocchè oltre alla bellezza che ella avea ricevuto dalla madre, intendessimo per infusione di deità3 concesso quello che gli artigiani per suo ingegno non potevano esprimere col pennello e con colori. Per questa maravigliosa bellezza tratto innanzi agli altri

  1. Cod. Cass. gliaiutorj.
  2. Cod. Cass. eaccio.
  3. Cod. Cass. dinerita. Test. Lat. numine datam.