Eracleota, a quel tempo famosissimo maestro, e messo innanzi agli altri, condotto per grandissimo pagamento da quegli di Crotone, pose tutto l’ingegno e le forze dell’arte a figurare quella col pennello; e non avendo altro esemplo, che i versi di Omero, e la gran nominanza d’ogni parte; come egli potè per queste due cose comprendere nella mente della faccia, e dello altro stato della persona; pensò potere comprendere, e mostrare agli altri che la domandavano, quella divina faccia per più bellezze di molte altre. E mostratogli da quegli di Crotone bellissimi fanciulli, poi le sirocchie di quegli, delle quali egli elesse cinque di spezial bellezza; di tutte quelle raccolto in sè una forma, prendendo tutta la forza di suo ingegno, appena fu creduto, che assai pienamente egli potesse compiere con l’arte1 quello che desiderava. E io non mi maraviglio; perchè chi potrebbe col pennello e chi col colore in una pintura, o in una statua descrivere la bellezza degli occhi, e la piacevolezza e affabilità di tutta la faccia, secondo
- ↑ Cod. Cass. chollaltre. Test. Lat. arte potuisse.