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et pungenti strali di spegnere le cocenti fiamme di cupido, le quali secondo l’autoritá de gentili fanno mossa dalla terza spera. Et nel umano spirito disposto a gentilezza fermano il segio della loro dolcissima residentia, ecc.»

Sembra che questo Astorre sia stato della famiglia di que’ Manfredi, che tenevano la signoria di Faenza; e sia quel desso, che, militando sotto i comandi di Niccolò Piccinino, seguendo le parti di Filippo Maria Duca di Milano, fu sconfitto a Borgo San Sepolcro dai Fiorentini nel dì 29 di giugno, 1440, fatto prigione, e cacciato nelle Stinche, o pubbliche carceri di Firenze con Sacramoro Visconti, Antonello della Torre, ed altri1: e forse da quelle carceri scrisse questa lettera alla donna che amava. E parlando Astorre nella Epistola, dell’avversa fortuna, possiamo dire per congettura, aver voluto Astorre alludere all’avversitá della fortuna nella giornata di Borgo S. Sepolcro, ed alla sua prigionia.

In un secolo, nel quale, la Dio mercè, son

  1. Murat. Ann. It.