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polissena, cap. xxxi. |
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fiorita bellezza, che potè infiammare l’aspro petto d’Achille, figliuolo di Peleo, e per fraude d’Ecuba sua madre potè ridurre quello a morte1, venendo egli solo di notte nel tempio d’Apollo Timbreo2. Per la qual cosa non indebitamente fu morta, essendo perita la forza de’ Trojani, e guasto Ilion: ella fu menata da Neottolemo alla sepoltura di suo padre per purgazione dell’anima di quello; e in quel luogo, se noi dovemo dare fede alle scritture de’ passati, veduto l’altero giovane3 tenere il coltello ignudo, piangendo quegli che stavano d’intorno ella innocente, con costante animo e con sicuro volto porse la gola; sicchè ella non mosse meno gli animi per ammirazione di fortezza, che per pietà di lei che pativa. E certamente fu grande cosa, e degna di ricordanza, che ella di tenera età, di bellezza d’una femmina,
- ↑ Cod. Cass. quello amore. Test. Lat. ad necem.
- ↑ Test. Lat. Ubi nefarie, et turpiter a Paride sagitta configebatur.
- ↑ Cod. Cass. altro giovane. Test. Lat. acrem juvenem.