Pagina:Boccaccio - De claris mulieribus.djvu/144

140 argia, cap. xxvii.

della ruggine dell’armi, pallida e bagnata dal corrotto sangue; e che per certo già non sarebbe stata conosciuta da alcuno, non potè stare nascosta all’amante moglie; e non potè la bruttezza del guasto volto rimuovere i baci, nè il comandamento di Creonte non potè ritenere li baci, nè le lagrime, nè il fuoco. E spesse volte avendolo baciato per la bocca, e con le lagrime avendo lavato le puzzolenti membra, e spesso rivoltosselo in braccio, lamentandosi, acciocchè non lasciasse alcuna cosa di pietoso ufficio, poselo a ardere, e arso quello corpo, ripose la cenere in uno vase; e manifestato lo fuoco nel fatto, non temè la morte, nè la prigione del crudele. Molte donne hanno ispesso pianto le infermità dei mariti, la prigione, la povertà e la ria fortuna, durando la speranza di tornare a più benigna fortuna, e tolto via la paura della più crudele. La qual cosa benchè paia lodabile, non si può dire che sia pericolosa a segno d’amore, come si possono dire le cose che fè Argia. Questa andò nel campo de’ nemici, potendo piangere1 a casa; trovò lo ferito

  1. Cod. Cass. piaceriere achasa. Test. Lat. dum flere posset in patria.