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capitolo xxvi. 135

la via, tornò nella patria; e per messi tentava la fermezza della moglie con doni, i quali comechè fussero grandi, nel primo assalto non la puoterono muovere. Ma perseverando, ed aggiugnendo gioje, piegò si l’animo di quella la quale già vacillava, che promise dare albergo allo desiderato piacere dello amante se gli desse i promessi doni. Allora Cefalo ismarrito per lo dolore si manifestò, poichè conobbe per lo inganno lo debole amore di Procri. La quale vergognata, e percossa dalla coscienza del fallo, subito si fuggì per le selve, e diessi a vivere in solitudine. Il giovane impaziente all’amore di quella, di propria volontà perdonando a quella, coi prieghi la ritornò a sua grazia, repugnando quella; ma niente montò, perchè la forza del perdonare non è sufficiente contro ai morsi della coscienza. Procri si moveva in diverse mutazioni d’animo, e toccata d’amore pensò che suo marito contro lei, quello, per lusinghe dell’altr’amante facesse1, la qualcosa quella aveva mercatato con lui con monete; comin-

  1. Test. Lat. blanditiis Aurora id ageret.