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capitolo xxv. 133

Spagnoli, nè i barbari d’alcun’altra generazione col loro assalto: sicchè mai egli dicessero, e ardiron di dire, che per la loro virtù fussero trovate le prime lettere, e molto meno che eglino trovassero le grammatiche; le quali come noi abbiamo trovate, così gliele dessimo mai sempre disegnate col nostro vocabolo. Onde addiviene, che quanto più sono portate da lungi, tanto più sono ampliate le lodi del nome latino, e gli onori; e più chiaro fanno la testimonianza dell’antichissimo onore, nobiltà, e ingegno; e serbano incorrotto argomento di nostra sottilità, eziandio con la indegna azione dei barbari: della quale singolare gloria, benchè noi dobbiamo rendere grazie a Dio che l’ha date, nondimeno siamo tenuti a Carmenta di molta lode, carità e fè. Per la quale pietosa cosa è, che noi la magnifichiamo a nostro potere in eterna memoria, acciocchè d’alcuni non siamo reputati ingrati.