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capitolo xxv. 129

di sedici lettere, come per innanzi Cadmo, edificatore di Tebe avea trovato a’ Greci, le quali noi insino a qui1 tegniamo per doni di quella, e chiamiamo Latino, benchè alcuni altri savi ci ebbero aggiunte alcune altre utili, non mutando alcuna delle prime2: questa invenzione parve tanto maravigliosa, che certamente i grossi uomini credettero quella non essere stata femmina, ma piuttosto Dea. Per la qual cagione avendo onorata quella in vita con divini onori, poichè ella morì, edificarono un tempio sotto suo nome nella infima3 parte del monte Campidoglio, ove ella era venuta; e per fare perpetua la sua memoria dal suo nome4 chiamarono i luoghi vicini Carmentali. La qual cosa dopo Roma, fatta grande, non comportò

  1. Cod. Cass. infino achui. Test. Lat. in odiernum usque.
  2. Cod. Cass. molto labbino questa invenzione. Test. Lat. mirati sunt Latii.
  3. Cod. Cass. nella ferma parte. Test. Lat. infima... parte.
  4. Cod. Cass. da suoi nomj. Test. Lat. a suo nomine.