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capitolo xxv. 127

ventò famosa indovina; la quale usata alcuna volta da sè medesima manifestare in versi cose future, fu domandata dai Latini1 Carmenta, quasi tolto via il primo nome di Nicostrata. E questa fu madre d’Evandro, re d’Arcadia, il quale, si dice per le favole degli antichi, essere stato figliuolo di Mercurio, o che sia perchè egli fu pronto e eloquente, o che egli fu sagace. Il quale, secondo che dicono alcuni, perchè a caso egli aveva morto il suo vero padre, o che fusse (secondo che piace ad alcuni altri) per altra cagione nata discordia fra i suoi cittadini, fu cacciato del regno de’ suoi passati. E confortandolo Carmenta sua madre, e promettendogli per augurio gran cose, se egli andasse a quel paese che ella gli mostrasse, in compagnia di lei entrò in nave con parte de’ suoi popoli, e con prospero vento dal Peloponneso2 per guida di sua madre arrivò al porto del Tevere, e

  1. Cod. Cass. domando ilatinj. Test. Lat. Quae cum quaerentius et a seipsa nonnumquam exprimeret futura carmine, a Latinis... Carmenta nuncupata est.
  2. Cod. Cass. polo neso.