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118 iole, cap. xxi.

gione, aggiunto agli stimoli gli sproni, accresce li pensieri, raddoppia lo desiderio, e induce dolori quasi intollerabili da non potergli curare di alcuno rimedio, se non con lagrime e con lamentanze, e alcuna volta con la morte: cercansi vecchiette, domandansi indovini, provansi le virtù dell’erbe, dell’incanti e delle fatture: le lusinghe si convertono in minaccie, pensasi alla forza: dannasi1 lo ingannato amore; e non manca, che alcuna volta questo artigiano de’ mali mette tanto furore, che sospigne alla forza ed a’ coltegli. Oh quanto è dolce, e quanto è soave questo amore! lo quale dovendo noi temere e fuggire, noi lo leviamo in alto come Dio: quello onoriamo, quello umilemente adoriamo, e offeriamogli sagrificio di lagrime e di sospiri, offeriamogli disonestà di adulterj e corruzione, e mandiamogli le corone della nostra disonestà.

  1. Cod. Cass. domasi. Test. Lat. damnatur.