guerra, e quello uccise, e prese l’amata Iole: la quale certamente più toccata dalla morte del padre, che dell’amore del marito1, cupida di vendetta2, con maraviglioso e costante scaltrimento, con finto amore coperse l’animo che aveva3; e con lusinghe, e con lasciva piacevolezza trasse Ercole a sì caldo amore di sè, che assai s’accorgeva che Ercole non le negherebbe alcuna cosa che gli domandasse. E per questo, come se ella avesse avuta paura dello amante così orribile, disse innanzi l’altre cose a quello forte uomo, che egli riponesse la mazza, con la quale egli aveva domati miracolosi animali, che egli mettesse giù la pelle del Leone Nemeo, insegna di sua fortezza, fecegli mettere giuso la ghirlanda di pioppo, l’arco e le saette: le quali cose non bastando al suo animo, più arditamente presunse contro al suo nemico, avendo pensato
- ↑ Cod. Cass. della morte del marito. Test. Lat. quam sponsi dilectione.
- ↑ Cod. Cass. chupida diventata. Test. Lat. vindictae avida.
- ↑ Cod. Cass. chon finto amore chompreso lanimo. Test. Lat. animum finto amore contexit.