Pagina:Boccaccio - De claris mulieribus.djvu/115


iole, capitolo xxi. 111

pensieri dei posseditori; perchè, cacciato lo riposo de l’animo, perdesi lo sonno, e entra la paura, mutasi la fè, cresce lo sospetto, e brievemente è impacciato tutto l’uso di questa misera vita: e se per alcun caso si perde quello, fatto povero, l’avaro è tormentato dalla cupidità, lo cortese loda lo fatto, lo invidioso ride, lo povero lo consola, la turba mette in favola quello pieno di dolore.

Capitolo XXI

Iole, Reina di Etolia

Iole fu figliuola di Eurito, re di Etolia, e fu una donzella bellissima tra le altre del paese. E sono alcuni che dicono, quella essere stata amata da Ercole domatore del mondo; lo matrimonio della quale avendogli promesso Eurito, dicesi, che per isconforto d’un suo figliuolo, dappoi egli gliel negava. Per la qual cosa irato Ercole mosse contro a quello gran

    sano i fatichosi pensieri, ecc. Test. Lat. etsi stent violentorum manus, non cessent possidentis anxiae curae, ecc.