Pagina:Boccaccio - De claris mulieribus.djvu/111


eritrea sibilla, capitolo xix. 107

che piuttosto parve Evangelio che augurio. Questa certamente, domandata dai Greci1, disse in versi sì chiaramente le fatiche loro, e la disfazione d’Ilione, che niente ne fu saputo più certo dopo il fatto. E così comprese in poche e vere parole lo imperio de’ Romani e le sue varie fortune per gran tempo innanzi che cominciasse, sicchè piuttosto pareva che ella avesse scritto un’abbreviazione al nostro tempo, che avere predette le cose future. E (che molto più è segreto della mente divina, secondo mia sentenzia) aperse le parole della Incarnazione del Figliuolo di Dio, dette innanzi interamente per figura dagli antichi profeti; sicchè pare avere dettata una storia, e non avere predetto gli atti che dovessero essere della Incarnazione, della natività, delle opere, del tradimento, della presa e dello scherno, e della disonesta morte, e del trionfo della risurrezione, dell’ascensione, e finalmente del giudizio, e del tornare delle anime. Fra donne degli antichi fu sì degna di riverenzia, che furono ancora alcuni i quali af-

  1. Cod. Cass. domando i Greci. Test. Lat. percunctantibus Grecis.