torio de’ suoi; ma lasciata la sua arte istette sempre in dolore. E al presente, priego, che se alcuno lo quale creda in una cosa1 andare innanzi agli altri, dica Aragne medesima, se gli piace, se ella pensava potere volgere2 lo cielo in sè e tirare con sè tutte le dignità; o se piuttosto ella avrebbe potuto co’ preghi e co’ meriti avere fatto verso di sè3 il suo Dio fattore di tutte le cose, benigno sì, che con l’aperto grembo di sua cortesia, lasciate l’altre, avesse condotte tutte grazie a quella4. Ma che dirò io? questa pare5
- ↑ Cod. Cass. lo quale creda niuna chosa andare innanzi agli altri. Test. Lat. qui se credat in aliquo anteire coeteros.
- ↑ Cod. Cass. Potere volere lo cielo. Test. Lat. an coelum vertere... potuisse.
- ↑ Cod. Cass. e co’ meriti avere fatto chontro a il tuo Dio fattore di tutte le cose, benigno sì che, ecc. Test. Lat. precibus et meritis sic in sè benignum fecisse (Deum), ecc.
- ↑ Cod. Cass. lasciata l’arte avesse chondotte tutte grazie a Pallade. Test. Lat. in illam gratias effundere cunctas coegerit omissis coeteris.
- ↑ Cod. Cass. questa fu per arte chosì giudicata. Test. Lat. sic et haec arbitrata videtur.