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98 medea, cap. xvi.

mordaci vizj1 dalla bellezza eziandio giovanile con piacevoli sollazzi. E perchè quegli sono le porte del petto2, per quegli entra la cupidità nella mente; per quegli passano i sospiri, e appigliano lo cieco fuoco; per quegli il cuore manda fuori lamenti, e mostra le sue disoneste affezioni. I quali se alcuno conoscesse bene, o terrebbegli serrati, o direrebbegli al cielo, o egli se li ficcherebbe a terra; e niuna via fuori di questa è sicura,. E se al postutto si conviene adoperarli, debbonsi costringere col freno sì che egli non vadano discorrendo. La natura vi ha fatta la porta non solamente perchè sieno serrati dormendo, ma perchè contrastino alle cose nocive. E certamente se Medea avesse serrati quelli, e avesseli piegati ad altra parte quando desiderosa li dirizzò in Giasone, sarebbe durata lungamente la potenzia del padre, la vita del fratello, l’onore di sua verginità sarebbe durato netto. Le quali cose tutte perirono per la disonestà di quegli.

  1. Cod. Cass. mordaci vicini. Test. Lat. mordacibus vitiis.
  2. Cod. Cass. E per quegli sono portati del petto. Test. Lat. Et cum pectoris janua sint.