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capitolo xvi. 97

ella facesse, o dove ella morisse, o in che modo, non mi ricordo averlo letto nè veduto. Ma acciocchè io non lasci di dire, non si deve dare troppa licenzia agli occhi; perchè guardando quegli noi conosciamo le bellezze, pigliamo invidia, traiamo a noi ogni cupidità1: movendo quegli si eccita l’ardire2, si loda la bellezza, dannasi indegnamente la bruttezza e la povertà, e non essendo ammaestrati giudici, solamente credono alle parti di fuori; spesse volte premettono quelle che sono vituperose alle sacre, e quelle che sono faticose, spesse volte alle allegre, e commendando le cose che si devono vituperare, in piccolo spazio bruttano alcuna volta gli animi di vituperosa corruzione. Questi ignoranti son presi, tratti, rapiti, e tenuti con

  1. Cod. Cass. perchè guardando quegli non chonoschono le bellezze pigliano invidia traiano a noi ogni cupidità, ecc. Test. Lat. his enim spectantibus, splendores cognoscimus, invidiam introducimus, concubinas attrahimus, ecc.
  2. Cod. Cass. s’esercita la verità. Test. Lat. excitatur audacia.