Sovra la sua vergogna i lacci tesi 20Avea Vulcano, il qual veder venia
Ridendosi d’averli così offesi.
Aveva quivi ciascun dio e dia,
Che nel ciel fosser, tututti chiamati
Vulcan, per mostrar lor cotal follia. 25Commosso a' preghi di Nettuno grati
Fatti a Vulcan per Marte umilemente,
Di quella fuor eran da lui cacciati.
Ha! come poi ciascuno apertamente
Faceva il suo piacer, perocchè aviéno 30Vergogna ricevuta interamente.
E sì avviene a quei che non vorriéno
Trovar le cose, e vannole cercando,
Che molto meglio cheti si stariéno.
Molto consiglio ciascuno, che quando 35Pur divenisse che cosa vedesse
Che gli spiacesse, con gli occhi bassando
E’ se ne passi, perchè molto spesse
Son quelle volte che t’hai a vendicare,
Tal vuol che saria me’ che se ne stesse. 40Tutto focoso vid’io seguitare
Quivi Febo Penéa grazïosa,
E lei con dolci voci lusingare.
Temendo fuggiva ella impetuosa
Quivi da lui, e di sopra le spalle 45Colli capelli sparti, più focosa
Entrava in Febo, che ’l dolente calle
Seguiva, in fin che stanca fe’ dimoro,
Più non potendo, in una bella valle.