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CAPITOLO XLIX. 199

Oimè, quanto angosciosa e quanto rea
     50Tal partita mi fu, e quanto caro
     Mi fu il dormir mentre in braccio l’avea!
Ahi, come ritornò in duolo amaro
     Quel diletto che ’l sonno m’avea porto,
     Ch’a ogni affanno avea posto riparo!
55Lasso angoscioso, e senza alcun conforto
     Levato, pur d’intorno mi mirava,
     Immaginando ancora star nell’orto.
La fantasia non so come m’errava,
     E mentre avea sognato, mi credeva
     60Non sogno avesse, e così estimava.
Ora stordito sognar mi pareva,
     E lungo spazio non seppi ov’io m’era,
     Nè vero sentimento in me aveva.
Ritornato ch’io fui poi nella vera
     65Conoscenza di prima, e lagrimato
     Ebbi per certo spazio quivi ov’era,
Oimè, dicendo, ove son io stato
     Con tanta gioia? Ora fosse piaciuto
     A Dio, ch’io non mi fossi mai svegliato,
70E in cotal gioia sempre sare’ suto:
     Ancor mi fora leggiero il dormire,
     Se più tal don mi fosse conceduto.
Pianto ed angoscia e noioso martire
     Di ciò mi crebbe, e moltiplicò ’l foco
     75In me vie più d’amoroso disire,
Il quale io sento, che a poco a poco
     Tutto mi sface, e già saria finita
     La vita mia, se non che a quel loco