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CAPITOLO XLVII. 191

La Donna meco assai più si conviene,
     50Che tu non fai, dove menar mi vuoi,
     E ben conosco qual disio ti tiene.
Vieni con meco, ed a lei andrem poi.
     Ma andiam là, risposi, prima, ed essa
     Insieme menerem con esso noi.
55Non c’è bisogno d’aver sì gran pressa,
     Ancora il sole al cerchio di merigge
     Non è, e ’l nostro andar però non cessa.
Diss’ella allora: io so che ti trafigge
     Di lei il piacer, e non ti puoi partire,
     60Però pur qui tua volontà si figge.
E però s’è in questo il tuo disire,
     Io seguiro, tu giurerai di fare
     Quel ch’io vorrò, ed altro non seguire.
La mia risposta fu: non comandare
     65Ch’io non ami costei, ogni altra cosa
     Al tuo piacer mi fia lieve osservare,
La qual se io sol per libidinosa
     Voglia fornire amassi, in veritate
     Con dover ne saresti corrucciosa;
70Anzi con quella intera caritate,
     Che prossima persona amar si dee,
     Amo, servo, ed onoro sua bontate.
La qual siccome manifesto v’ee
     Non trova pari in atti nè in bellezza,
     75Nè in saper nel mondo simil’ee.
Tu hai, mi disse quella con dolcezza,
     Sì presa me pur di voler vedere
     Costei, cui Donna fai di gentilezza