Allora ch’io sentii, che la molesta 20Pena, che m’era nello cor durata,
Convertirsi doveva in lieta festa:
Lasciando adunque la mia vesta usata,
In parte più profonda del verziere
Mi parea ritrovar quella fïata, 25Con gioia smisurata al mio parere,
E nelle braccia la Donna pietosa
Istupefatto mi parea tenere.
Vinceva tanto l’anima amorosa
La gioia, che la lingua stando muta, 30Divenuta pareva dubitosa,
Nè diceva nïente, ma l’aguta
Voglia di star dov’esser mi parea
Facea parermi falsa tal paruta.
Dond’io fra me spesse volte dicea: 35Sogni tu? o se’ qui come ti pare?
Anzi ci son, poi fra me rispondea.
In cotal guisa spesso a disgannare
Me, quella Donna gentile abbracciava,
E con disio la mi parea baciare. 40Fra me dicendo pur, ch’io non sognava,
Posto che mi pareva grande tanto
La cosa, ch’io pur di sognar dubbiava.
E se a comparazion volessi quanto
Fu la mia gioia porre, esemplo degno 45Nol crederia trovar. Ma dopo alquanto,
Con quella gioia che io qui disegno,
La quale immaginar non si porria
Da alcuno mai per altezza d’ingegno,