Sicch’io con passo mansueto e lento 20A quelle m’appressai com’io potei,
Ed a mirarle mi disposi attento.
Tra l’altre che io prima conoscei
Fu quella ninfa Sicula, per cui
Già si maravigliaron gli occhi miei. 25Oh quanto bella lì negli atti sui
Biasimando le fiamme di Tifeo,
Si sedea ragionando con altrui,
Mostrando come per quelle perdeo
L’amato sposo in cieco Marte preso, 30Allor che tutto vinto si rendeo
In Lipari lo stuolo, ond’elli offeso
Col bianco monte nel campo vermiglio
Ne fu menato, ove ancora è difeso,
Mutando inchiusa dell’aureo giglio, 35Donde doleasi, perch’a lui riavere
Non valean preghi, denar, nè consiglio.
Ove costei così al mio parere
Quivi doleasi, attenta l’ascoltava
Giovine donna di sommo piacere, 40Simile a cui nessuna ve ne stava,
Per quel ch’a me paresse, nel suo viso,
Che d’ogni biltà pien si dimostrava.
Sariasi detto che di paradiso
Fosse discesa, da chi ’ntentamente 45L’avesse alquanto rimirata fiso.
E com’io seppi ell’era della gente
Del Campagnin, che lo Spagniuol seguio
Nella cappa, nel dire, e con la mente;