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166 AMOROSA VISIONE

Ah quanto allor mi reputai felice,
     20Non risparmiando gli occhi a mirar quella,
     Che per bellezza si può dir fenice.
La qual non donna, ma Dïana stella,
     Con passo rado la menava attenta,
     Non altrimenti che si voglia ella:
25Con gli occhi bassi, del mirar contenta
     Che io faceva in lei, che già sentia
     Come d’altrui per biltà si diventa.
Vaga e leggiadra molto la seguia
     L’amica Fiorentina, al cui piacere
     30Appongon tai, che non san ch’e’ si sia,
Nel viso lei parere un cavaliere,
     Onesta andando sì umilemente,
     Ch’oltre al dovere me ne fu in calere.
Dopo essa attenta al suon similemente
     35Veniva quella Lia, che trasse Ameto
     Dal volgar uso dell’umana gente,
In abito soave e mansueto,
     Inghirlandata di novella fronda,
     Con lento passo e con aspetto lieto.
40Lì dopo lei bianca e rubiconda,
     Quanto conviensi a donna nel bel viso,
     Tutta gentil grazïosa e gioconda
Era colei, di cui nel fior d’aliso
     Il padre fu dall’astuzia volpina
     45Col zio e col fratel di lei conquiso,
Con molta della gente fiorentina,
     Li qua’ livraron lor; poscia per merto
     Troppo più che ’l dover parea vicina.