Oltre ver mezzogiorno il suo sentiere 20Tenendo mi parea, che se ne andasse
Ancor rigando il piacente verziere.
Poi mi parve ch’alquanto mi tirasse
In ver la terza donna tutta nera,
Che ridendo parea che lagrimasse. 25Parevami, che poich’adunato era
Suo lagrimar nel vaso, che scendesse
Per una testa ancora che quivi era;
Ove mirando, parve ch’io vedesse
Che lupo fosse, e questa se ne gía 30Or qua or là, nè parea che tenesse
En l’andar suo nulla diritta via,
Ad aquilon talora, e ’n ver ponente
Scendendo, non so dove si finia.
Ciò che dal leon cade, pianamente 35Dico che corre, e sopra li suoi liti
D’erbe e di fior si vede ognor ridente.
Herba non v’ha nè frutti che smarriti
Teman dell’autunno, ma tuttora
Con frutta e fronda, be’ verdi e fioriti 40Ivi dimoran, nè mai si scolora
Prato, ma bel di varïati fiori
La state e ’l verno sempre vi dimora.
A quel ruscel, che al toro di fuori
Cade di bocca, similmente è bello 45D’erbe e di fior di diversi colori,
Rivestito di ciascuno albuscello
È il dolce lito che porta verdura,
E similmente d’ogni gaio uccello.