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CAPITOLO XXXVII. 151

Ma poichè del seguirmi se’ contento,
     50Ed hai vedute le mondane cose,
     Volubili e caduche più che vento,
Appresso viemmi, che le glorïose
     Eterne vederai. Ma non torniamo
     Onde venimmo per le impetuose
55Tralciute vie, ma sì di qua tegnamo,
     Che picciola rivolta alla portella
     Prima ci menerà, che noi volgiamo.
Ora si mosse questa, ed io dop’ella,
     Di quelle cose molto ragionando,
     60Ch’eran dipinte nella sala bella:
Ognor seguendo lei, così mirando
     Intorno a me per veder ciò che v’era,
     E nella mente ogni cosa recando,
Sì vidi io per una porta ch’era
     65Alla sinistra mano, un bel giardino
     Fiorito e bello com’ di primavera.
Entriam, diss’io, in questo orto vicino,
     Donna, se piace a voi, che poi alquanto
     Ricreati terrem nostro cammino,
70Là entro udiva io festa e gran canto,
     Onde mi crebbe d’esservi il desio,
     Sicch’altri mai non disiò cotanto.
Mirandomi allor dopo vi vid’io
     I due primier, che dicean: che non passi
     75Dentro, poichè ardi di volere? Ed io
In fra me gía dicendo: se tu lassi
     Costei per colà entro voler gire,
     S’ella non vien, chi guiderà i tuoi passi?