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CAPITOLO XXXIV. 139

Così costei con cui le piace giostra,
     50Sempre abbattendo chi s’oppone ad essa:
     Ma perseguiamo alla materia nostra.
Or mira a piè della città depressa,
     E vedi que’ che già ne fu signore,
     Quando da’ Greci fu con forza aggressa;
55Priamo dico, il cui sommo valore,
     La sua ricchezza, la fama e l’ardire,
     I molti figli, il potere e l’onore
Raccontar non porriansi mai nè dire:
     Questa arsa, e’ figli morti innanzi ad esso
     60Tutti li vide avanti il suo morire.
Ecuba trista puoi vedere appresso
     Per doglia andar latrando come cane,
     Morte chiamando che l’uccida spesso.
Similemente ancor delle troiane
     65Genti vi vedi assai in sanguinoso
     Lago star morte, e d’ogni possa vane.
Tra gli altri puoi vedere il valoroso
     Ettor giacer, e non li valse niente
     Contra costei il suo esser famoso.
70Ivi Paris ancora, insiememente
     Troilo, Polidoro, e Polissena
     Veder puoi tu giacere assai vilmente.
Agamennone insieme, e la sua pena,
     Poich’ebbe Marte e Nettuno avanzato,
     75Vedi ch’Egisto a lui l’ultima cena
Togliendoli la vita dà, ingannato
     Lui col vestir malizioso e fallace,
     Nel quale e’ tristo s’è ravviluppato.