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CAPITOLO XXXII. 131

Alla quale, a voler narrare il vero,
     50Poco gli basta; ma il ricco avaro
     Di molto aver non ha suo disio intiero.
Me’ puote ancora il ricco dar riparo
     Alle fami ed a’ freddi, benchè puro
     Le sente alcuna volta, o spesso o raro.
55Or quinci segue al pover, che sicuro
     Vive di non cader, nè spera mai
     Che caso fortunal li paia duro.
Ricchezza adunque, quand’ella è assai,
     Più fa indigente il suo posseditore,
     60Con più pensier, con più cura, e più guai.
Colui che vuol per dignitate onore,
     Veggian, se la fortuna gliel concede,
     S’egli avrà quello ch’e’ disia nel core.
Or non agli occhi di qualunque vede
     65È manifesto, che tornan viziosi
     Tantosto che neuna ne possiede?
Ma se per quelle forse virtüosi
     Ne ritornassero, io consentirei
     Che tutti voi ne foste disïosi.
70E d’altra parte dignità i rei
     Fa manifesta, e ogni lor mancanza
     È conosciuta più ch’io non potrei
Nè parlar, nè mostrar: dunque v’avanza
     Questa se vi si mostra allor turbata,
     75Quando chiedendo state in tale erranza.
Beati alcuni si dirian, se data
     Fosse lor forse potenza reale,
     Non conoscendo il mal, di ch’è vallata.