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CAPITOLO XXX. 123

Potrai veder colei, in cui si crede
     50Essere ogni poter ne’ ben mondani,
     Quanto arrogante a suo mestier provvede.
Or dando a questo, or ritornando vani
     Ciò che diede a quel altro, molestando
     In cotal guisa gl’intelletti umani.
55Per quel potrai veder vero pensando
     Quanto sia van quel ben, che i vostri petti
     Va senza ragion nulla stimolando;
Onde seguendo que’ beni imperfetti
     Con cieca mente, morendo perdete
     60Il potere acquistare poi i perfetti.
In tal disio mai non si sazia sete:
     Dunque a quel ben che sempre altrui tien sazio,
     E per cui acquistar nati ci siete,
Dovrebbe ognuno, mentre ch’egli ha spazio,
     65Affannarsi ad avere. Omai andiamo,
     Che già il luminoso e gran topazio
In sulla seconda ora esser veggiamo
     Già sopra l’orizzonte, ed il cammino
     È lungo al poco spazio che abbiamo.
70Ma io spero che ’l voler divino
     Ne farà grazia, e io così gli chieggio,
     Ched e’ non ci fallisca punto, infino
Entrati sarem là, ove quel seggio
     Del perfetto riposo è stabilito
     75Per que’ che non disian d’aver peggio.
Poi ch’io ebbi sì parlare udito,
     A quella Donna, io le risposi: andate,
     Nullo mio passo fia da voi partito.