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CAPITOLO XXVII. 111

Là si vedea Ifi e Jante amorose
     50Far festa pria che maschio ritornasse
     Que’ che ’l suo sesso tanto tempo ascose.
Appresso mi parea che seguitasse
     Laodamia bella sospirando,
     Come se del suo mal s’indovinasse.
55Ravviluppata tutta, e non curando
     Di sè, Protesilao di bella cera
     S’aveva fatto, lui raffigurando,
E poi a quella innanzi posta s’era
     In ginocchion, dicendo: signor mio,
     60Se io ti sono amanza, e donna vera
Leal, come dicesti, fa’ che io
     Ti veggia ritornar con quella gloria,
     Ch’io l’arme tue presenti al forte Iddio.
A que’ c’hanno mestier della vittoria
     65Lasciali pria combatter, che ’l periglio
     Proprio fuggi; ch’ognor ch’a memoria
Viemmi quel ch’io già in alcun pispiglio
     Udii d’Ettor, che tanti cavalieri
     Contasta combattendo, ogni consiglio
70In me fugge di me, e volentieri
     Nel tuo andare ti vorrei aver detto,
     Ch’alla battaglia tu fossi il derrieri.
Sola mia gioia, solo mio diletto,
     Fa sì ch’io sia di tua tornata lieta,
     75Che senza te mai gioia non aspetto.
In tal maniera quivi mansueta
     Si stava Laodamia, talvolta
     D’angosciosi sospir tutta repleta.