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CAPITOLO XXVII.




Dov’era figurato come Paris dà per sentenza la palla dell’oro a Venus; e come va per Elena in Isparta, e rapiscela per forza.


Mostravasi ivi ancora effigïata
     La valle d’Ida profonda ed oscura,
     D’alberi molti e di frondi occupata:
Ove io discernetti la figura
     5Di quel Paris piacevole Troiano,
     Per cui Troia sentì la sua arsura.
Sol si sedeva là nel loco strano,
     Davanti al qual Pallade, Giuno e Venere,
     Eran con una palla d’oro in mano
10Senza alcun vestimento, ignude, tenere,
     Bianche e vermiglie quivi e delicate
     Le mi pareva nel sembiante scernere;
E diceano a Paris: in cui biltate
     Di noi più vedi, questo pomo d’oro
     15Donalo a lei, quando ci avrai avvisate.
Dal capo al piè rimirava costoro
     Paris, ciascuna bella li parea,
     Onde fra sè dicea: deh, quale onoro?