Rapita me per forza ancor m’avesti, 20Come tu sai, e mia verginitate
A forza e contro a voglia mi togliesti.
Oimè, che allora la tua crudeltate
Non conobb’io, che l’animo sdegnoso
Non t’avria mai l’offese perdonate. 25Veduta sempre in abito cruccioso
M’avresti certamente, e così forse
Non avrei dentro amor per te nascoso.
Oimè quanto soperchio ve ne corse,
Quando con atti falsi mi mostrasti 30Ch’io ti piacessi, e questo il cor mi morse.
Levastimi da te, poi mi mandasti
A Agamennon come schiava puttana;
In quello il falso amor ben dimostrasti.
Eimè lassa, misera profana, 35Briseida cattiva, che farai
Abbandonata in parte sì lontana?
Non mi lasciar morire in tanti guai,
Achille, aggi pietà di me dolente,
Che t’amo più che donna uomo giammai. 40Deh guardami coll’occhio della mente,
E prendati pietà di me alquanto:
Dicea colei, ma non valea nïente.
Ivi appresso costui vid’io che tanto
Ardeva dell’amor di Polissena 45Con gran miseria ed angoscioso pianto,
Periglio, affanno, guai, e grave pena
Delle suddette vendicava amore,
Il qual fervente gli era in ogni vena: