Per te si fuggono angoscie e dolori, 20Per te ogni allegrezza ed ogni festa
Surge e riposa dove tu dimori.
O spegnitor d’ogni cosa molesta,
O dolce luce mia, questa Euridice
Lunga stagion con gioia la mi presta. 25Sempre mi chiamerò per te felice,
Per te giocondo, per te amadore
Starò come fa pianta per radice.
A veder quel mi s’allegrava il core,
E immaginando quelle parolette, 30A me non che a lui crescea valore.
E poi appresso a queste cose dette,
Diomede e Ulisse si vedeano
Divenuti merciai vender gioiette
Tra suore quivi, che queste voleano 35In vista comperar, ma dall’un lato
E spade e archi forti questi aveano,
Saette ancor, de’ quali avea pigliato
Uno una suora ch’ivi stava presso,
E infino al ferro l’arco avea tirato. 40Onde parea dicesser: questi è desso,
Questi è Achille, cui andiam cercando,
E gir se ne volean quindi con esso.
La qual cosa vedendo, sospirando,
Una sorella quivi contastava 45A que’ che lui andavan lusingando.
Achille gir con essi disïava,
E spogliandosi allor la veste fitta,
Come buon cavalier presto s’armava.