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CAPITOLO XXIII.




Dove tratta come Orfeo andò all’inferno a starsi con Euridice; e come Achille era nel monastero con Deidamia.


Ristrinsemi pietà l’anima alquanto
     Ad aver compassion di quel dolente,
     Cu’ io vedeva far così gran pianto.
Poi rimirando ad altro ivi presente,
     5Vidi colui che il dolente regno
     Sonando visitò sì dolcemente:
Orfeo dico, che col suo ingegno
     Fece le misere ombre riposare
     Colla dolcezza del cavato legno.
10Sonando ancora quivi il vidi stare
     Con Euridice sua, e mi parea
     Che il vedessi sonando cantare,
Sollazzandosi in verso, e sì dicea:
     Amore, a questa gioia mi conduce
     15La fiamma tua, che nel cor mi si crea.
Amor, de savii grazïosa luce,
     Tu se’ colui che ingentilisci i cori,
     Tu se’ colui che in noi valore induce,