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30 Giovanni Boccacci

     Mariella si fisse, e ascoltava35
     Che fosse ciò ch’ell’udiva mugghiando.
E quanto più nella foresta entrava,
     Più il mugghiar vicin li si facea,
     Di ch’ella forte si maravigliava.
Né conoscer di lor nulla potea40
     Ciò che là fosse; ma Serella disse
     Ch’uno liofante veder le parea
Giacere in terra: onde ciascuna fisse
     Il passo dubitando, e dilivrarsi
     Per gire ad esso che che n’avenisse.45
E, come alquanto ver quello apressarsi,
     Giacendo in terra lo videro stare,
     Né si poteva in modo alcun levarsi1.
Cessossi allor da lloro il dubitare,
     E correndoli sopra con la scure,50
     Lance e saette cominciarli a dare.
Ucciso quello, ritornar sicure,
     E a Marella presentar la testa,
     Che lor guida era nelle vie oscure.
Quella ne fece mirabile festa,55


  1. Un’altra credenza diffusa dai Bestiari medievali, e frequente, in funzione di similitudine, nella lirica d’arte, portava che l’elefante caduto non si può più rialzare: ‘elli non àe giunta nessuna in delle gambe; e quando elli vole dormire sì ss’apogia a uno arbore, perciò che se elli se ponesse in terra mai per sé non si rilieva’, Bestiario toscano (ediz. cit., p. 62); ‘Lo leofante null’omo riprenda, Se quando cade nom si può levare’, un anonimo rimatore del cod. Vaticano 3793, n. 98; ‘E non mi credo mai poter levare Più chon può lo leofante ch’è chaduto, Che non si può levar s’altri nol leva’, Mare amoroso (Monaci, Crestomazia cit., n. 112, 61-63).