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28 Giovanni Boccacci

     Zizzola Faccipecora1 la quale
     Vidi seguir, se ben mi torna a mente,
Ardita assai Tuccella Serisale2,
     E Biancola Carafa, dopo lei,
     Con Caterina nello andare equale.15
Veniva apresso di dietro a costei
     Giacopella Embriaca3, e dell’Acerra
     Tanzella4 gratiosa conoscei.
Ma, se lla mia memoria non erra,
     Catrina Sighinolfi5 alla campagna20
     Si volse rimaner pigliando terra;


  1. I Faccipecora o Protonobilissimi furono uno dei tanti rami in cui si suddivisero i Capece.
  2. Della famiglia Sersale, nota e antica ed onorevole in Napoli.
  3. Gli Embriachi erano un ramo dei Brancacci.
  4. Questa famiglia, presto estinta, appartenne alla nobiltà del Seggio di Nido.
  5. Non Fighinolfi, come ànno le stampe: i Siginolfi o Sighinolfi furono una famiglia della primaria nobiltà del Regno. Una Caterina Sighinolfi è appunto protagonista d’una celebre novella boccaccesca (III, 6): la Catella, dico, moglie di Filippello Sighinolfi, alla quale Ricciardo Minutolo tende per amore una piacevole insidia. Anche qui il cognome, però, s’è letto sempre, ed erroneamente, Fighinolfi; ma non credo dubbio l’emendamento. Ora, la Catella, che, ‘secondo l’opinion di tutti, di gran lunga passava di bellezza tutte l’altre donne napoletane’, è identificabile con la gentildonna di cui parla la Caccia? La leggiadra eroina della novella parve persona reale a S. Ammirato (Delle famiglie nobili napoletane, I, p. 170), il qual tuttavia, dando notizia della moglie di Filippello Sighinolfi, ne rassegnò il nome in una forma malcerta — ‘Catella o Covella di Loffredo’ — che imbarazza alquanto; ma è da rammentare che, di altri personaggi napoletani del Decameron introdotti dal medesimo autore nelle sue genealogie, osservazioni e studi recenti ànno dimostrato insussistente la storicità (cfr. B. Zumbini, Di alcune novelle del Bocc. e dei suoi criterj d’arte, negli Atti della R. Accad. della