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Istanca e scalza, con le treze avolte,
     E d’uno scoglio in altro trapassando,
     Conche marine da quelli spiccando,
     Giva la donna mia con altre molte1.
     E l’onde, quasi in sé tutte racolte,5
     Con picciol moto i bianchi pié bagnando,
     Inanzi si spingevan mormorando
     E ritraensi iterando le volte2.
E se tal volta, forse di bagnarsi
     Temendo, i vestimenti in su tirava3,10


  1. Era uno dei passatempi della vita balneare di Baia. La Fiammetta così ne parla nel romanzo che da lei s’intitola: ‘Risalite sopra le barche, subitamente or qua et or colà n’andavamo, et in alcuna parte cosa carissima agli occhi de’ giovani n’appariva: ciò era vaghissime giovani in giubbe di zendado, spogliate, scalze et isbracciate nell’acque andanti, e dalle dure pietre levanti le marine conche, et a cotale ufficio abbassandosi sovente le nascose delizie dell’uberifero petto mostravano’ (cap. V).
  2. «Ripetendo il movimento.»
  3. La donna del poeta.