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152 Giovanni Boccacci

     Città lasciò per farsi medicina1,5
     Pria sé chiudendo nel virginal claustro,
     Del mal che già commise il protoplaustro2
     Disubidendo in nostra et sua rovina;
Volgi gli occhi pietosi allo mio stato,
     Donna del cielo, et non m’aver a sdegno,10
     Perch’io3 sia di peccati grave et brutto.
     Io spero in te e ’n te sempr’ò sperato4:
     Prega per me, et esser mi fa degno
     Di veder teco il tuo beato fructo5.


CXIX.


O regina degli angioli, o Maria,
     Ch’adorni il ciel con tuoi lieti sembianti,


    ghieri il plaustro a cui è attaccato il grifone rappresenta la Chiesa, e qui invece la Vergine.

  1. Da congiungere col v. 7.
  2. Adamo. Protoplaustro sta invece del più comune protoplasto. ‘Protoplastes è voce greca notissima tra gli Scrittori Ecclesiastici tanto greci che latini per indicare Adamo, significando appunto il primo creato, il primo impastato’ (Baldelli). Il Boccacci usò in prosa la forma meno irregolare protoplausto nel proemio del volgarizzamento della IV deca di Tito Livio (‘l’unica progenie di protoplausto’: esempio citato dall’Hortis, Studij sulle opere latine del Bocc., p. 324, n. 9, che però l’intese equivalente a «uomo» in genere); tuttavia non è da credere che protoplaustro sia qui ‘per comodo della rima’, come parve al Baldelli, perché io conosco anche esempi latini di protoplaustrum e prothoplaustrum (cfr. Novati, Carmina medii aevi, p. 22, v. 14; F. Villani, Il comento al primo canto dell’«Inf.,» ediz. Cugnoni, p. 40).
  3. Perché, «benché.»
  4. Cfr. CXIX, 9.
  5. Cristo.