Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
Rime | 101 |
LXIX.
Contento quasi ne’ pensier d’amore,
Soletto un giorno in essi dimorava,
Imaginando il suo alto valore;
E, mentre dolcemente più pensava,
Amor m’apparve con gioioso aspetto,5
Ver me dicendo: — Qual pensier ti grava?
Non istar qui, ch’amoroso diletto
Ti mosterrò, se ttu mi seguirai,
Di belle donne, in fresco giardinetto. —
Allora in piedi ritto mi levai,10
Seguendo lui, che diritto sen gio
In un giardin dilettevole assai.
Lasciommi quivi, e disse: — Mentre ch’io
A tornar penerò, fa che m’aspetti; —Fonte/commento: editio maior
E volando da me si dipartio.15
Ma e’ non stette guari, ch’io vedetti
Lui ritornar con dodici donzelle1
Gaie leggiadre e con gentili aspetti.
- ↑ Son quelle nominate nei vv. 31-60. In un mio studio particolare (Il serventese boccaccesco delle belle donne, nel recente volume commemorativo degli Studi su G. Bocc., Castelfiorentino, p. 55 e sgg.) ò mostrato che la poesia fu composta entro l’anno 1342,
fosse in alcuna parte, incontanente cominciava ad immaginare d’essere col corpo colà, dov’egli con l’animo continuamente dimorava... e mentre che in questo pensiero stava, sentiva gioia senza fine; e come egli di questo usciva e ritornava in sé, e trovandosi lontano da essa, allora si mutava la falsa gioia in vero dolore, e piangeva per lungo spazio rammaricandosi de’ suoi infortuni’.