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Rime | 89 |
LIV.
Così ben fusse inteso il mio parlare,
Come l’intende1 i caldi sospir mei;
Ché, bench’io viva in pianti acerbi e rei,
Un gioco mi parrebbe a lacrimare.
Ma, s’io potesse alquanto dichiarare5
L’animo mio doglioso a chi vorrei2,
Son certo che poche ore viverei
Fra tante angoscie e tante pene amare.
Io farei quei begli occhi pietosi,
Che, quando lacrimando a lor m’inchino,10
Non mi serebbon fieri e disdegnosi.
Ond’io prego il mio fato e il mio destino
Che porgan qualche luce a’ tenebrosi
Spiriti che ànno a far sì alto camino3.
LV.
Fuggano i sospir mei, fuggasi il pianto,
Fugga l’angoscia e fuggasi el disio
Che avuto ò di morir; vada in oblio
Ciò che contra ad Amor già pensai tanto;
Torni la festa, torni el riso e ’l canto,5
Torni gli honor devuti al signor mio,
Li meriti del qual àn facto ch’io
Aggia la gratia bramata cotanto.