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252 il corbaccio

voglia, avere a dito dimostrato alle femmine, e vegnamo al focoso amore che portavi a costei e ragioniamo della tua demenzia in quello. Io voglio presupporre che vero fosse ciò che l’amico tuo del valore di costei ti ragionò; il che se cosí credesti che fosse, mai non mi farai credere che in lei libidinoso amore avessi posto, si come colui che avresti conosciuto quelle virtú essere contrarie a quello tuo vizioso desiderio; e, per consequente, essendo esse in lei, mai non dovere venire fatto in quello atto cosa che tu avessi voluta; si che non quelle ad amarla ti tirarono, ma la sua forma per certo; e alcuna cosa veduta di lei ti mise in speranza del tuo disonesto volere potere recare a fine. Ma furonti si gli occhi corporali nella testa travolti che tu non vedesti lei essere vecchia e giá stomachevole e noiosa a riguardare? E, oltre a ciò, qual cechitá d’animo si quelli della mente t’avea adombrati che, cessando la speranza del tuo folle desiderio in costei, con acerbo dolore ti facessono la morte desiderare? Qual miseria, qual tiepidezza, qual trascuraggine te a te cosí avea della memoria tratto che, venendoti meno costei, tu estimassi che tutto l’altro mondo ti dovesse essere venuto meno e per questo volere morire? Part’egli cosí essere da nulla? Se’ tu cosí pusillanime, cosí scaduto, cosí nelle fitte rimaso, cosí scoppiato di cerro o di grotta o se’ cosí da ogni uomo del mondo discacciato che tu costei si per unico rifugio e per tuo singulare bene eletta avessi che, se ti mancasse, tu dovessi desiderare di morire? Qual piacere, quale onore, quale utile mai avesti da lei o ti fu promesso, se non dalla tua sciocca e bestiale speranza, il quale poi ti fosse tolto da lei?

«E la tua speranza che cosa ti poteva da lei giustamente promettere? Certo niuna, se non di metterti nelle braccia quelle membra cascanti e vizze e fetide; delle quali sanza fallo, se saputo avessi il mercato il quale n’ha fatto e fa, come ora sai, sarebbe stato il disiderio minore. Forse speravi, potendole nelle braccia venire e avendo di quella prodezza della quale ella cotanto si diletta, cosí essere salariato, come fu giá il cavaliere di cui di sopra parlai? Tu eri ingannato,