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il corbaccio 241

estimassi quello dovere esser tale e cosí tirato qual vedi il viso, senza vedere bariglioni cascanti che le bianche bende nascondono. Ma di gran lunga è di lungi la tua estimazione dalla veritá; e, come che molti potessero al mio dire vera testimonianza rendere, si come esperti, a me, che forse piú lungamente, non potendo altro fare, esperienza n’ebbi, voglio che tu senza testimònio il creda. In questo gonfiato, che tu sopra la cintura vedi, abbi per certo ch’egli non v’è stoppa né altro ripieno che la carne sola di due bozzacchioni; che giá forse acerbi pomi furono, a toccare dilettevoli e a veder similmente; come che io mi creda che cosí sconvenevoli li recasse dal corpo della madre; ma lasciamo andar questo. Esse, qual che si sia la cagione, o l’essere troppo tirate d’altrui, o il soperchio peso di quelle che distese l’abbia, tanto oltre misura dal loro naturai sito spiccate e dilungate sono, se cascare le lasciasse, che forse, anzi sanza forse, infino al bellico l’aggiugnerebbono, non altrimenti vote o vizze che sia una vescica sgonfiata; e certo, se di quelle, come de’ cappucci s’usa a Parigi, a Firenze s’usasse, ella per leggiadria sopra le spalle se le potrebbe gittare alla francesca. E che piú? Cotanto o meno alle gote, dalle bianche bende tirate, risponde la ventraia; la quale di larghi e spessi solchi vergata, come sono le toriccie, pare un sacco voto, non d’altra guisa pendente che al bue faccia quella buccia vota che gli pende dal petto al mento; e per avventura non meno che gli altri panni quella le conviene in alto levare, quando, secondo l’opportunitá naturale vuol scaricare la vescica o, secondo la dilettevole, infornare il malaguida.

«Nuove cose, e assai dalle passate strane, richiede l’ordine del mio ragionamento; le quali quanto meno schiferai, anzi con quanta piú diligenza nello intelletto raccoglierai, tanto piú di sanitá recheranno alla tua infermitá. Come che nel vero io non sappia assai bene da qual parte io mi debbia cominciare a ragionare del golfo di Setalia, nella valle d’Acheronte riposto, sotto gli oscuri boschi di quella, spesse volte rugginosi e d’una gromma spiacevoli e spumosi, e d’animali di nuova