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il corbaccio 235

scuola tra la filosofica gente ricordare, la quale si chiama la cianghellina. Sí come da Socrate coloro, che la sua dottrina seguirono, furono chiamati socratici e quelli, che quella di Platone, platonici, ha questo nome preso la nuova setta da una gran valente donna, la quale tu molte volte puoi avere udita ricordare, che fu chiamata madonna Cianghella; per la cui sentenzia, dopo lunga e seriosa disputazione, fu nel concilio delle donne discreto e per conclusione posto che tutte quelle donne, che hanno ardire e cuore e sanno modo trovare d’essere tante volte e con tanti uomini, con quanti il loro appetito concupiscibile richiedea, erano da essere chiamate savie; e tutte l’altre decime o moccicose. Questo è adunque quel senno il quale le piace e aggrada; col quale ella con lunghe vigilie molti anni ha studiato ed ènne, oltre ad ogni Sibilla, savia divenuta e maestra: intanto che tra lei e alcune sue consorti s’è assai volte disputato chi piú degnamente, poiché monna Cianghella piú non vive né monna Diana, ch’a lei succedette, debbia la cattedra tenere nella loro scuola. Questo è quel senno, nel quale ella vorrebbe ciascuna donna o uomo essere savio o appararlo; e perciò sgánnati, se male avessi inteso; e ch’ella sia savia credi sicuramente all’amico tuo.

«Parmi essere certo che, come nelle due giá dette cose perversamente intendevi, cosí similemente della terza sii caduto in errore. Di’ch’ella sempre s’è dilettata oltremodo di vedere gli uomini pieni di prodezza e di gagliardia; e credo che tu credevi ch’ella volesse o disiderasse o le piacesse di vedere gli uomini prò’ e gagliardi, colle lance ferrate giostrando, o nelle sanguinose battaglie tra mille pericoli mortali o combattendo le cittá e le castella o colle spade in mano insieme uccidersi. Non è cosí: non è costei cosí crudele né cosí perfida, come mostra che tu creda, ch’ella voglia bene agli uomini perché s’uccidano. E che farebb’ella del sangue, che, morendo l’uomo, vermiglio si versa? La sua sete è del digesto che’ vivi e’ sani possono, senza riaverlo, prestare. Quella prodezza adunque, che le piace, niuno la sa meglio di me. Ella non s’usa nelle piazze né ne’ campi né su per le mura né con